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Cos’è il Tai Chi Ch’üan / Taiji Quan

Il M° Claudio Manenti esegue Tanpien
Il M° Claudio Manenti esegue Tanpien

“Tai Chi Ch’üan” (太极拳) letteralmente significa “Pugilato/Stile (Ch’üan拳) della suprema (Tai 太) Polarità (Chi 极). Si trova spesso scritto anche come “Taiji Quan” che è la stessa cosa traslitterata dal cinese all’alfabeto occidentale con un metodo diverso (Pinyn – Wade Gilles); si veda il nostro articolo sulla lingua cinese

Cominciamo col precisare una cosa fondamentale che non per tutti è scontata: il Tai Chi Ch’üan è Kung Fu.

Questa denominazione indica che il Tai Chi Ch’üan, è un Arte Marziale basata sulle leggi che regolano l’interazione e l’alternarsi di quelli che sono, secondo la filosofia e il pensiero cinese, i due principi base (o poli) dell’universo: Yin, il principio negativo, concetto di vuoto e Yang, il principio positivo, concetto di pieno che rappresentano appunto le due supreme polarità o i due poli supremi.

Il Tai Chi Ch’üan, è senza ombra di dubbio infatti, il più importante tra i cosiddetti “stili interni” del Kung fu. Gli stili interni, come meglio specificato nel nostro articolo dedicato agli stili, sono quelli che prediligono maggiormente l’aspetto meditativo e della salute, pur contemplando al loro interno vere e proprie tecniche applicative e marziali. Il  Tai Chi Ch’üan è molto di più di una raffinata Arte Marziale i cui principi sono in perfetta armonia con le leggi della natura.

Il Tai Chi Ch’üan si pratica seguendo delle forme (insiemi di tecniche codificate in sequenza), dai movimenti lenti e sinuosi. E’ particolarmente indicato per la salute psico-fisica dell’individuo e rappresenta una vera e propria forma di meditazione dinamica, tipica appunto degli stili interni.

Nel Il Tai Chi Ch’üan prevalgono i movimenti morbidi, continui e fluidi, effettuati con un’attenzione particolare alla respirazione e alla concentrazione del Qi (energia). A tale proposito si invita alla lettura del nostro articolo sul Qigong

Il Maestro Claudio Manenti

Origini del Tai Chi Ch’üan

Secondo le tradizioni popolari il Tai Chi Ch’üan fu elaborato per la prima volta da un famoso monaco Taoista di nome Zhang San Feng, che visse ed insegnò nell’altrettanto famoso monte Wu Dang nella provincia di Hu Pei. Ci sono varie leggende su come questa disciplina sia nata:

Antica tela raffigurante Zhang Sanfeng
Antica tela raffigurante
Zhang Sanfeng

Una leggenda narra che Zhang San Feng, già esperto di Arti Marziali, un giorno ebbe modo di assistere ad un combattimento fra un a gru ed un serpente. Quest’ultimo si sottraeva a colpi di becco dell’uccello con movimenti morbidi, sinuosi, lenti e continui, ma poi contrattaccava con fulminea rapidità.

Un’altra leggenda narra invece che lo stesso Zhang San Feng avrebbe invece imparato il Tai Chi Ch’üan durante un sogno.

Un altra ipotesi sull’origine del Tai Chi Ch’üan, vuole che questo stile, come altri stili interni, fosse una specie di “escamotage” ideato dai Maestri e dai Monaci di stili esterni, per allenarsi in segreto dopo il famoso divieto di pratica da parte degli Imperatori che non volevano che il popolo divenisse esperto nelle Arti Marziali. Gli stili interni infatti hanno bisogno di poco spazio per l’allenamento essendo molto più meditativi e più basati su respirazione e Qigong e potevano tranquillamente essere “spacciati” per una semplice ginnastica. In realtà il Tai Chi Ch’üan è una vera e propria Arte Marziale applicativa in combattimento.

Spesso agli albori di un arte marziale, i praticanti tendevano a mistificare le loro Arti attribuendone le origini a famosi monaci come è accaduto per lo Shaolin con il monaco Bodhidarma e quindi per il Tai Chi Ch’üan con Zhang San Feng ma è molto difficile iin realtà, risalire alle reali origini in quanto non abbiamo prove scritte ma solo storie divulgate verbalmente e quindi soggette a personalizzazioni e fantasie. La cosa quasi certa è che comunque il personaggio di Zhang San Feng ha avuto un ruolo determinante per l’origine di questa Arte.

Il Tai Chi della Scuola Chang

Il M° Chang Dsu Yao che pratica Tai Chi Ch'uan
Il M° Chang Dsu Yao che pratica Tai Chi Ch’uan

Del Tai Chi, esistono numerosi stili o varianti, tra le più famose (Yang, Sun e Chen). Nella nostra Scuola, si pratica il Tai Chi Yang.

Yang Luchan
Il M° Yang Luchan

Lo stile Yang “Yang Bei” è composto da una forma di 108 tecniche che ne rappresentano la “grande intelaiatura” (Dajia), spesso in Italiano si trova sotto il nome di “Forma delle 108 posizioni o tecniche”.
Il Maestro fondatore di questa particolare variante di Tai Chi, fu Yang Lu Chan (扬露禅) (1799-1872) diffuso successivamente in tutta la Cina tramite uno dei suoi tre figli: il famoso maestro Yang Chen Fu (杨澄甫) (1883-1936).

Il M° Yang Chenfu

Lo stile Yang di Tai Chi, arrivò in Italia proprio grazie al Maestro Chang Dsu Yao negli anni Settanta. Egli apprese questo stile dal Maestro Chang Ch’ing P’o (张庆朴) (che aveva studiato con Yang Chengfu (楊澄甫) e con Sun Lu Tang (孫祿堂).

Esso è caratterizzato da posizioni basse, ampie e lunghe e da una tecnica morbida, fluida e continua, che nell’applicazione diventa estremamente veloce, rapida e piena di vigore.

Foto del 1929 scattata durante il
4° Anniversario della Associazione di Taiqi Quan “Chih Jou”
Nella foto sono presenti alcuni dei più famosi Maestri di quel periodo:
Yang Cheng Fu, Yang Shao Hou, Sun Lu Tang, Wu Chien Chuan, Tung Ying Chieh y Chen Wei Ming.

I Trattati Classici del Tai Chi

I principi classici del Tai Chi Ch’üan sono raccolti in tre brevi scritti che sono stati tramandati di generazione in generazione e che vengono definiti i “Trattati Classici”. Il primo di questi scritti viene tradizionalmente attribuito a Zhang San Feng, il presunto primo creatore dello stile, il secondo è sicuramente opera di Wang Zongyue, il famoso Maestro vissuto nel 1700 ed il terzo è stato redatto oltre cento anni or sono dal maestro Wu Yù Xiang.

Dalla lettura dei Trattati Classici risulta evidente che il Tai Chi Ch’üan era soprattutto un’arte marziale e non solo una forma di ginnastica salutare o meditativa come oggi molti pensano. Le frasi contenute nei Trattati Classici sono brevi e dense di significati. Per la loro reale comprensione è indispensabile sia l’insegnamento di un vero Maestro sia una lunga esperienza di pratica. Riportiamo qui di seguito la traduzione del secondo trattato attribuito a Wang Tsung Yùeh. Fra parentesi abbiamo aggiunto alcuni brevi spiegazioni.

Il trattato di Wang Zongyue

Il Tai Chi Ch’üan (la Suprema Polarità) deriva dal Wuji (l’assenza di Polarità) ed è la madre di Yin e Yang.

Nel movimento Yin e Yang si separano, nella quiete si uniscono. Bisogna evitare il troppo o il troppo poco (ossia ogni eccesso è da bandire: posizioni troppo basse o troppo alte, ecc.).

Cedi se l’avversario si allunga, allungati se l’avversario cede. Vincere La durezza con la morbidezza viene chiamato “cedere” (Zou), seguire l’avversario mantenendo una posizione favorevole viene invece definito “aderire” (Nian).

Se il mio avversario è veloce io sono veloce, se è lento io sono lento. In una miriade di situazioni diverse il principio è lo stesso.

Dopo aver imparato le tecniche potrete arrivare alla comprensione dell’energia (Dong Jin). Ma solo una pratica lunga e continua conduce a questa “illuminazione”.

Siate vuoti (il vuoto mentale è di grande importanza in tutte la arti marziali), agili, mantenete l’energia alla sommità del capo (questo significa che dobbiamo essere mentalmente concentrati) e immergete il Qi nel Dantian (dobbiamo cioè adottare una respirazione di tipo diaframmatico, addominale).

Il corpo deve essere diritto e non pendere da una parte o dall’altra. Sparite all’improvviso (se l’avversario vi attacca) e apparite all’improvviso (quando volete attaccare).

Se l’avversario preme a sinistra “vuotate” la vostra parte sinistra, se preme a destra “vuotate” la destra (non dobbiamo cioè opporre forza alla forza).

Se l’avversario attacca forte io (tramite la morbidezza) divento ancora più forte, se l’avversario è morbido io divento ancora più morbido (osserviamo che la traduzione di questo passo è piuttosto controversa; infatti la parola Yang che è usata nel testo può significare sia alto che forte, la parola Fu vuol dire sia basso che morbido. Per questo motivo il passo è spesso tradotto erroneamente, nel seguente modo: “se l’avversario attacca verso l’alto io divento più alto, se l’avversario attacca verso il basso io divento più basso”).


Quando si avanza, la distanza è lunga, quando si indietreggia è invece corta. (Questa frase può essere interpretata in due modi, il primo dei quali è: quando avanzo mi allungo al massimo per rubare la distanza all’avversario, quando indietreggio non mi allontano troppo per schivare e contemporaneamente aderire all’avversario. La seconda interpretazione è la seguente: quando l’avversario avanza contro di me , la distanza gli sembra lunghissima, mentre quando sono io lo incalzo egli non riesce ad andare sufficientemente indietro.)

Né una piuma, né una mosca possono posarsi sul mio corpo (senza che il loro peso venga percepito e provochi uno spostamento).

L’avversario non mi comprende, ma io lo comprendo. Chi arriva a questo livello è un combattente senza pari.

Esistono molti stili di arti marziali, ma per quanto le tecniche possono essere diverse il principio base è quello di essere più forti e più veloci dell’avversario. Ciò si può tuttavia ottenere grazie a capacità fisiche innate e non necessariamente solo con la pratica e l’esperienza.

Il detto “pochi grammi deviano una forza di centinaia di chili” indica che si può vincere senza utilizzare forza muscolare. E quando vediamo un vecchio che si difende con successo contro numerosi assalitori ci rendiamo conto che la sola velocità non è un elemento determinante.

La vostra posizione sia equilibrata come il piatto di una bilancia, nei movimenti siate mobili come una ruota.

Si può essere fluidi solo tenendo il peso prevalentemente su una gamba; se invece il peso è ripartito in parti uguali su entrambe le gambe si è troppo statici. Sono numerosi coloro che dopo molti anni di studio continuano ad essere battuti. Ciò avviene a causa dell’errore del “doppio peso”. Per eliminare questo errore bisogna conoscere Yin e Yang.

“Aderire” (all’avversario) non è che cedere (alla sua spinta).
Analogamente “cedere” significa “aderire”
(nel Tai Ji Quan è essenziale non resistere alla pressione dell’avversario, ma nello stesso tempo bisogna rimanere costantemente vicino a lui).

Yin non si può separare da Yang e così Yang non si può staccare da Yin.
Se sarete consci della natura complementare di Yin e Yang potrete arrivare alla comprensione della forza interna (Dong Jin). Dopo aver raggiunto questo traguardo più praticherete più diventerete abili.

Se studierete in silenzio e pondererete con attenzione otterrete ciò che il vostro cuore desidera. La cosa fondamentale è “dimenticare” se stessi e “seguire” l’avversario (non bisogna cioè voler imporre la propria azione, ma adattarsi a quella dell’avversario in accordo con il Principio taoista del Wuwei, ossia del “non agire”).


Molti non si comportano in questo modo e pensano che ciò che fanno non sia molto lontano dalla corretta via. Invece essi ne sono lontanissimi.
Chi pratica deve pensare bene a tutto questo e bilanciarlo bene nella propria mente.

Antico Video del M° Zhèng Mànqīng

Esempi di concetti Yin e Yang

YINYANG
NEGATIVOPOSITIVO
FEMMINILEMASCHILE
TERRACIELO
OSCURITA’LUCE
NOTTEGIORNO
LUNASOLE
BASSOALTO
DIETROAVANTI
INTERNOESTERNO
INVISIBILEVISIBILE
MORBIDODURO
FREDDOCALDO
QUIETEMOVIMENTO
VUOTOPIENO
PESANTELEGGERO
Il Maestro Chang Dsu Yao esegue Tanpien
Il Maestro Chang Dsu Yao esegue Tanpien
Blogo Taiji Quan Maestro Claudio Manenti
Blogo sul Taiji Quan Maestro Claudio Manenti

Ci sono due momenti perfetti per cominciare a praticare
il primo è da piccoli, il secondo è OGGI.

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